La cicala e la civetta

Era ormai giunta la stagione estiva, il sole splendeva in cielo limpido privo di nuvole.

Faceva molto caldo.

Alle prime luci del mattino una civetta tornava nel suo riparo, il ramo di un grosso e antico ulivo, per riposare.

Tutta la notte l’uccello rapace, come sua natura svolazzava nelle tenebre della notte in cerca di cibo.

Avrebbe dormito tutto il giorno ma,….uno strano e fastidioso frinire la svegliò.

La civetta, assonnata, aprì i suoi grandi occhi, guardò in basso alla ricerca di quel assordante schiamazzo.

Tra fili d’erba vide una cicala.

La civetta gentilmente pregò l’insetto di smettere quella noiosa cantilena.

Per tutta risposta la cicala aumentò il suo “fri fri fri”, fino al tramonto.

Calava la sera e la civetta stanca, per non aver dormito, spiccò il volo alla ricerca di cibo.

Un nuovo giorno giungeva e la povera civetta faceva rientro al suo albero, si appollaiò, nascose la testa sotto l’ala e si addormentò.

Dopo poco il frinire ricominciò.

La civetta, nuovamente svegliata, con cortesia, pregò la cicala: “Stai zitta, per favore desidero dormire”.

L’insetto indispettito non diede ascolto alle suppliche, schiamazzò energicamente aumentando l’inopportuna molestia.

L’uccello rinnovò invano la sua richiesta, ma le parole erano inutili, infine decise di imporre il silenzio alla bestiola con un raggiro.

“Poiché” disse “la tua musica mi toglie il sonno, vola qui in alto da me, ti offro una tazza di vino, dono della dea Minerva. Vieni, brindiamo, desidero festeggiare i tuoi canti.”

La cicala, stolta e vanitosa, corse avidamente.

La civetta, però, non aveva buone intenzioni: voleva mangiarsela.

Non appena la cicala giunse sul ramo, il rapace, animale predatore qual era, balzò in avanti cercando di afferrare l’insetto.

La cicala terrorizzata indietreggiò e così facendo scivolò a terra. Subito si nascose tra l’erba e non si fece più sentire per tutto il giorno, nemmeno nei giorni seguenti. Probabilmente era fuggita spaventata.

La civetta, così ottenne il silenzio e riuscì finalmente a dormire.

Favola originaria dello scrittore latino Fedro (20 a.c. – 50 d.c.)

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